Dopo anni di strategie incentrate sull’adozione di soluzioni cloud point, i CIO si trovano sempre più spesso a dover gestire un conto in sospeso: la razionalizzazione, la gestione e l’integrazione di una serie sempre più ampia di offerte SaaS, molte delle quali non sono state introdotte da loro stessi nel patrimonio cloud dell’azienda.
Salesforce, Workday, Atlassian, Oracle, Microsoft, GitHub e ServiceNow sono solo alcuni dei molti vendor, le cui “nuvole” costituiscono oggi la nuova spina dorsale tecnologica della maggior parte delle aziende, insieme alle applicazioni personalizzate interne e alle offerte di nicchia nei cloud pubblici.
“È sicuramente una sfida”, afferma Greg Beltzer, responsabile della tecnologia per il ramo di gestione patrimoniale statunitense della Royal Bank of Canada.
Beltzer, altri CIO e analisti del settore notano che l’esplosione delle implementazioni SaaS ha causato inefficienze e complessità che non possono più essere ignorate, anche se l’adozione del cloud aziendale continua.
Di conseguenza, la gestione del SaaS è diventata una priorità assoluta. Secondo la ricerca SaaS Path di IDC del 2023 [in inglese], il 67% delle aziende con più di 1.000 dipendenti ha utilizzato una piattaforma di gestione SaaS, evidenzia Frank Della Rosa, analista di IDC, una categoria di mercato che comprende un’ampia gamma di opzioni, come Productiv, Zylo, Flexera One, Blissfully, Torii, BetterCloud, Zluri, Apptio e LeanIX, tra le altre.
Per molti CIO, l’adozione di soluzioni cloud point è stato un aspetto chiave della loro strategia per uscire dal business della gestione dei data center. Ma la proliferazione di SaaS – che deriva non solo delle decisioni IT, ma anche delle scelte di spesa tecnologica delle linee di business – sta lasciando, tra le mani dei CIO, una serie di difficoltà che avevano cercato di evitare.
“C’è stata una grande spinta a spostare le piattaforme nel cloud per molte buone ragioni, e le aziende hanno approfittato delle loro capacità e del supporto dei vendor. “Con una grande proliferazione”, precisa Julie Mohr, principal analyst di Forrester.
Il rimedio, prosegue la manager, consiste in un qualcosa che i leader IT non potranno mai evitare.
“La gestione del debito tecnico, la razionalizzazione dei servizi e la riduzione della complessità dell’infrastruttura sono sempre state essenziali per il successo di un’impresa nella creazione di valore e nella realizzazione delle aspettative”, osserva. “Con il passaggio al cloud, tutto ciò non sparisce, e non è una responsabilità del fornitore. La gestione di un portafoglio di servizi è fondamentale ovunque questi servizi risiedano, non solo quelli on-premise”.
Razionalizzare e integrare
Per molti leader IT, le fusioni e la decentralizzazione, oltre alle strategie di migrazione al cloud, contribuiscono in modo significativo ai problemi di gestione SaaS, con conseguente aumento della complessità e delle ridondanze che possono essere difficili da scoprire.
Expedia Group, per esempio, è cresciuto significativamente nel tempo attraverso le acquisizioni, fino a comprendere 21 brand nel settore dei viaggi, ciascuno con il proprio stack tecnologico e i propri fornitori SaaS, spiega Rajesh Naidu, architetto capo e responsabile della piattaforma dati e della loro gestione.
Affrontare la conseguente espansione non è stato affatto rapido.
“Abbiamo appena concluso un viaggio di tre anni per semplificare la nostra piattaforma”, dice Naidu. “Durante questo processo, abbiamo avuto la possibilità di rivalutare tutti i SaaS vendor con cui lavoravamo, e di considerare i vari modi per semplificare il tutto nell’intera azienda. Mettere in atto una strategia rigorosa ci ha aiutato a ridurre la complessità e un’inutile dispersione”.
Beltzer di RBC US sottolinea un altro aspetto impegnativo della proliferazione di SaaS: l’integrazione.
Il manager ha potuto mettere Salesforce Finance Services Cloud al centro della sua strategia per la nuvola grazie alla sua estensibilità e alla disponibilità di connector precostituiti con altre offerte SaaS, ma in generale il suo team si affida alla piattaforma di integrazione MuleSoft Anypoint per collegare i dati on-premise e nel cloud.
“Un problema che si verifica con le applicazioni SaaS è quando non si parlano o non si integrano”, aggiunge Beltzer. “Spesso sono i dati in questi silos che devono essere integrati tra più siti, più sistemi, soprattutto nel mondo in tempo reale in cui viviamo oggi rispetto all’architettura batch-oriented di un decennio fa”.
Collin Campbell, business information officer di Cushman & Wakefield, ha progettato una soluzione diversa a questo stato di cose. Si avvale di fornitori esterni e di sviluppatori interni per scrivere il “tessuto” connettivo del codice che fornisce funzionalità di integrazione.
La “tendenza che sta, davvero, sullo sfondo di alcune delle ansie legate alla dispersione del SaaS riguarda il modo di estrarre i dati dalle applicazioni SaaS e di renderli idonei all’utilizzo”, tiene a precisare Campbell, la cui azienda si affida a un groviglio di circa 75 applicazioni SaaS fondamentali per il core business e ad altre 135 soluzioni SaaS distribuite in varie unità aziendali.
Cushman & Wakefield, un Microsoft shop, non si affida a una piattaforma di integrazione onnicomprensiva come MuleSoft, perché Campbell la vede come “una soluzione molto costosa che credo possa essere rimpiazzata da qualcosa di più semplice”. Invece, per lavorare attraverso Azure, “utilizziamo alcune soluzioni proprietarie che abbiamo concesso in licenza e sulle quali interveniamo con una codifica molto semplice”, dice.
L’azienda di servizi immobiliari commerciali, che sta anche costruendo una base per l’IA a livello interno [in inglese], ha visto i suoi sforzi di integrazione ripagati dal punto di vista dei clienti, prosegue Campbell, aggiungendo che gli stessi clienti di Cushman & Wakefield stanno affrontando problemi simili di dispersione e integrazione, “cercando di ridurre al minimo l’impatto delle loro precedenti decisioni basate sugli acquisti”.
Per Bryan Muehlberger, CIO di Vuori, l’aumento dell’uso di SaaS ha portato anche a un corrispondente aumento delle difficoltà nella gestione dei fornitori.
“Stiamo iniziando a cercare attori sul mercato che possano aiutarci a gestire e tracciare le nostre licenze, l’utilizzo e la governance”, dichiarra Muehlberger, che negli ultimi cinque-sette anni ha visto un aumento del 25%-50% delle soluzioni SaaS nello stack tecnologico dell’azienda di abbigliamento.
“Una volta si avevano da 15 a 30 key vendor partner, mentre ora sono più di 100”, afferma. “A volte è complicato gestire un budget dettagliato per fornitore. E, se si aggiungono i rivenditori, la situazione diventa ancora più complicata”.
Una questione di TCO
Brian Woodring, CIO di Rocket Mortgage, impiega più di 1.000 sviluppatori ed è orgoglioso dell’architettura cloud aziendale che il suo team ha costruito utilizzando AWS come piattaforma principale. Ma, nonostante ciò, sembra che nessuna azienda sia libera da questo onere.
Woodring riconosce che per la società per cui lavora, la quale si affida a Salesforce, Workday e ServiceNow come molte altre aziende, la dispersione di SaaS è un problema crescente. Come Cushman & Wakefield, i suoi ingegneri sono spesso chiamati a rendere disponibile codice per integrare e ricucire i problemi tra le applicazioni SaaS.
E non crede che il problema scomparirà presto.
“Questi sistemi stanno diventando sempre più grandi e complicati. La dispersione, la complessità, i contratti, tutte le nuove funzionalità portano verso una corsa agli armamenti in cui tutti aggiungono il più possibile, e molto di tutto ciò si sovrappone” contribuendo ad accrescere i problemi che il suo team deve affrontare, spiega.
Inoltre, sebbene sia consapevole del fatto che i suoi ingegneri non potrebbero costruire soluzioni in grado di competere con le migliori soluzioni SaaS aziendali, si chiede se valga la pena di adottare maggiormente questa tecnologia.
“Ognuno ha il suo ecosistema di persone da assumere e di pratiche da installare”, conclude. “E ammetto che, alla fine della giornata, ci si chiede se si è risparmiato davvero del denaro con tutte le conseguenze che ne derivano”.
APIs, Application Integration, Cloud Computing
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