La trasformazione digitale è un percorso a tappe e, per molti CIO italiani, passare di livello due vuol dire sistematizzare i progetti in ottica di data-driven company mettendo al centro la sostenibilità. Se già la continua ridefinizione del ruolo del Chief Information Officer non fosse abbastanza, ecco gli obiettivi ESG (Environment, Sustainability, Governance) diventare un’altra parte essenziale del suo compito.
“Non esiste digitale senza sostenibilità e, allo stesso modo, non esiste sostenibilità senza digitale”, afferma Stefano Epifani, presidente di Fondazione per la Sostenibilità Digitale, la prima fondazione riconosciuta di ricerca in Italia dedicata ad approfondire i temi della sostenibilità digitale. “Si tratta di due temi interconnessi, perché la sostenibilità non solo traccia la strada che ci indica come possiamo usare la tecnologia per essere più sostenibili, ma orienta i percorsi di sviluppo della tecnologia”.
Infatti, il direttore per la Trasformazione Digitale dell’Agenzia del Demanio, Massimo Bollati, racconta di aver assunto il compito di realizzare una più avanzata digital transformation dell’ente adottando la visione di “professionalizzare, se non industrializzare, il mondo informatico e digitale dell’Agenzia e dare un contributo sostanziale agli obiettivi ESG, che mettono al primo posto la gestione efficace ed efficiente degli immobili e l’attenzione agli utenti”.
Anche la filosofia aziendale di Generalfinance, intermediario finanziario quotato allo STAR attivo nel Factoring alle piccole e medie imprese distressed, coniuga l’innovazione con la sostenibilità: è uno dei fondamenti per la crescita del business. “I piani industriali 2019-2021 e 2022-2024 sono stati improntati alla trasformazione digitale e sostenibile per portarci verso l’obiettivo della data-driven company”, afferma il CIO di Generalfinance, Stefano Biondini.
Il Piano di Sostenibilità poggia sulla data-driven company
I dati sono il fondamento di ogni prassi aziendale e la sostenibilità non fa eccezione. La fase due della trasformazione digitale dell’Agenzia del Demanio, ente pubblico economico del Ministero dell’Economia e delle Finanze che gestisce un portafoglio di 44mila immobili dello Stato per un valore stimato pari a 62 miliardi di euro, è partita da un vero e proprio Piano Strategico Industriale, ha incluso lo sviluppo del primo Piano di Sostenibilità ESG, la revisione in ottica digitale di tutti i processi core, e l’avvio di un Programme Management Office, sotto la responsabilità dell’IT e del suo direttore Bollati.
“Nel Piano Strategico Industriale l’attività tradizionale di gestione e preservazione del patrimonio si integra con l’innovazione, la sostenibilità e la digitalizzazione, a beneficio di utenti, pubbliche amministrazioni e territori”, indica il direttore IT. “L’Agenzia, grazie allo sviluppo di veri e propri Piani Città e in cooperazione con tutti i suoi stakeholder, si pone come soggetto che non solo gestisce, ma è anche in grado di valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico, collaborando con altre istituzioni e con i privati, dialogando con i territori per comprendere il tessuto sociale e l’impatto sulla resilienza”.
Su queste basi, l’ente dà “nuova vita” agli immobili, con un approccio pragmatico, “centrato su servizi digitali smart erogati alle utenze e sull’integrazione e interoperabilità dei dati e delle informazioni”, afferma Bollati.
Per esempio, per permettere la clusterizzazione degli edifici, e quindi decidere quale riallocazione farne tenendo conto delle loro specificità, servono i dati: di qui la trasformazione digitale dell’Agenzia verso un modello data-driven. Per catturare i dati degli edifici vengono utilizzati i sistemi di edilizia smart, sensoristica e di building management e qui il team IT parte dalla progettazione e gestione digitale “di qualità”, con il Building Information Modeling (BIM) e la creazione del Digital Twin dell’immobile. Il team di Bollati ha anche ideato e disegnato la Piattaforma integrata del Demanio, una data platform che ha al centro la Carta di identità digitale dell’immobile e aggrega tutte le informazioni, provenienti da differenti piattaforme e banche dati, che lo descrivono, da quelle gestionali e amministrative, ai contenziosi, alla geolocalizzazione, fino alle informazioni fisiche e antropiche del territorio.
“Il digitale è il soggetto attuatore delle politiche di efficientamento dei processi operativi e dell’innovazione gestionale per l’intero ciclo di vita dell’immobile”, afferma Bollati. “Abbiamo progetti di rifunzionalizzazione degli edifici e di nuove iniziative di rilevanza per il Paese, come il Parco della Giustizia di Bari o la razionalizzazione del compendio militare ‘Caserma 8° Cerimant’ a Roma”.
L’attuazione si basa su una nuova mentalità mirata al perseguimento degli obiettivi e alla valutazione dei risultati tramite KPI introdotta dalla direttrice dell’Agenzia del Demanio, Alessandra dal Verme. L’Agenzia usa un set di indicatori che si basano sui KPI ESG della Commissione Europea e che sono stati declinati sul mondo immobiliare, in modo da misurare l’impatto delle attività.
Quando innovazione ed ESG si uniscono
Anche il percorso di Generalfinance, che ha come fulcro il digitale, mette insieme innovazione, trasformazione e ESG, “nell’accezione di supporto finanziario concreto alle aziende che hanno bisogno di liquidità”, afferma il CIO, Biondini. “Avendo definito un percorso complessivo sull’innovazione nell’arco di due piani industriali, abbiamo trasformato il processo operativo di Generalfinance in qualsiasi direzione: da quella di prodotto a quella ammnistrativa, da quella legale a quella gestionale, da quella di governance a quella creditizia. Inoltre, sono state adottate, in aree come la compliance e l’organizzazione, nuove metodologie di gestione digitale, anche con strumenti di intelligenza artificiale”.
Per Generalfinance la prima fase della digital transformation ha coinciso con il rilascio di un ecosistema basato su una piattaforma multicloud, che ha migliorato la customer experience, trasformato la macchina operativa dell’azienda in un processo digitale end-to-end e spinto verso la sostenibilità ambientale, con la riduzione di oltre il 90% dell’utilizzo di carta stampata, e il benessere delle persone, con lo smart working.
Nel secondo piano industriale il percorso di innovazione è proseguito “con la realizzazione di modelli operativi legati alla trasformazione in data-driven company” e alla combinazione del machine learning con l’intelligenza decisionale delle singole persone, un’altra forma di sostenibilità che guarda all’impatto “etico” nel lavoro.
“Il nostro percorso è stato sviluppato mantenendo la filosofia aziendale di un’innovazione incrementale e con tanta consapevolezza che innovazione può a volte dire sbagliare”, evidenzia Biondini. “Generafinance ha così realizzato un ecosistema digitale che chiama EFintecH, dove E sta per ESG, Fintech segue i paradigmi della digital transformation e innovation, e H sta per Human”.
I due livelli temporali della trasformazione digitale sostenibile
Nel mondo della sanità, la sostenibilità può assumere sfumature specifiche, come la gestione della spesa o l’attenzione verso il paziente.
“Per noi la strategia IT di sostegno all’innovazione digitale si fonda su più livelli, con uno sguardo di prospettiva temporale differente”, afferma Anna Giardini, CIO di ICS Maugeri SpA (Istituti Clinici Scientifici privati) Società Benefit. “Day by day c’è il supporto agli utenti, che talvolta, all’inizio, sono disorientati e affaticati dal cambiamento. Pensiamo al paziente che deve prenotare o scaricare online il proprio referto, all’operatore sanitario che si interfaccia con i sistemi per il suo lavoro quotidiano o al personale amministrativo. Ma c’è anche una prospettiva di lungo respiro, con cui guardiamo alle innovazioni che verranno, come il supporto dell’intelligenza artificiale per il procurement o la gestione personalizzata del paziente nel suo percorso di cura”.
In questa seconda digitalizzazione, l’IT di ICS Maugeri si sta occupando sia dell’allineamento del nuovo software amministrativo (ADT), del CUP e dell’accoglienza, secondo le recenti normative nazionali e regionali, sia dei processi di gestione del paziente, inclusi quelli legati alla nuova cartella clinica informatizzata. L’azienda ha, inoltre, adottato una piattaforma digitale per il procurement, in modo da ottimizzarei processi di approvvigionamento e gestione degli acquisti e aumentarne la tracciabilità.
“Il progetto è stato avviato come implementazione ulteriore del percorso di innovazione digitale che stiamo facendo a livello di gruppo, per rendere maggiormente efficace le attività che abbiamo su 18 istituti nelle 7 regioni dove siamo presenti”, afferma Giardini. “Abbiamo valutato la compatibilità con le nostre esigenze e scelto, di conseguenza, il partner tecnologico JAGGAER, che da oltre 25 anni offre soluzioni a supporto dei processi di procurement”.
La piattaforma include una funzione di spend management, “importante nelle aziende e, soprattutto, in sanità, settore in veloce evoluzione tra decreti e norme nazionali e regionali, ma dove le tariffe non evolvono con la stessa velocità”, evidenzia la CIO. “Ottimizzare, razionalizzare, efficientare, sono azioni mandatorie per la sostenibilità aziendale”.
La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)
Come è avvenuto in altri ambiti, anche sul fronte della sostenibilità l’Unione europea ha previsto un quadro normativo. Quest’anno ha cominciato a entrare in attuazione la Direttiva dell’UE n. 2022/2464 sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD), che promuove l’integrazione della sostenibilità all’interno dei modelli di business.
Questa nuova direttiva coinvolge più aziende rispetto all’attuale NFRD (Non-Financial Reporting Directive): con l’introduzione della CSRD, infatti, l’obbligo di redigere l’informativa di sostenibilità è esteso alle PMI quotate (con l’attuazione a partire dal 2026). Inoltre, indirettamente, dovranno adeguarsi anche altre imprese non incluse nel perimetro della norma, in quanto potrebbero esigerlo i loro acquirenti (secondo i criteri di Green Procurement della supply chain) oppure per non ritrovarsi in svantaggio rispetto a concorrenti più “verdi”.
Ciò amplia la platea delle organizzazioni che dovranno fare proprio il principio della doppia materialità, o doppia rilevanza, un nuovo concetto introdotto dalla CSRD in virtù del quale le imprese dovranno fornire informazioni sia in merito all’impatto delle proprie attività sulle persone e sull’ambiente (approccio inside-out), sia riguardo al modo in cui le questioni di sostenibilità incidono (approccio outside-in). In sostanza, le organizzazioni dovranno concretamente impegnarsi nell’integrare gli obiettivi ESG all’interno della propria strategia collocando la propria attività in un vasto ecosistema ambientale, economico e sociale che influisce sull’impresa e sui cui l’impresa influisce.
La sostenibilità digitale non è solo Green IT
Questa accezione ampia della sostenibilità cambia i compiti per il CIO, che non dovrà fermarsi a implementare il Green IT, ovvero a usare prodotti che consumano meno, come server più efficienti e tecnologie digitali con un minore impatto in termini di emissioni generate e di elettricità e acqua utilizzati.
“Questo è solo l’inizio del percorso verso la sostenibilità digitale e rappresenta un approccio di conservazione, non di innovazione”, sottolinea Epifani. “La tecnologia non è solo fonte di emissioni, ma abbatte le emissioni prodotte da tutte le attività aziendali; anzi, la sostenibilità non è soltanto ridurre le emissioni, ma bilanciare l’impatto ambientale, economico, sociale e etico di tutte le attività aziendali”.
Il cambio di paradigma, dunque, avviene quando il CIO usa l’IT per rendere tutta la sua azienda più sostenibile, interpretando la sostenibilità non solo come ‘meno CO2’, ma come bilanciamento dell’impatto ambientale, economico e sociale. Tutte le attività umane, infatti, generano un impatto, ma l’obiettivo della sostenibilità ci porta a ridurre al minimo danni e rischi. Quando parliamo di sostenibilità digitale, illustra Epifani, vuol dire che la digitalizzazione dell’impresa viene consapevolmente progettata e attuata equilibrando gli impatti su ambiente, economia e società e facendo sì che il digitale generi per l’azienda e i suoi interlocutori il più ampio beneficio possibile.
In questo contesto, prosegue Epifani, il CIO è uno dei principali attori di cambiamento nei processi di sostenibilità, perché governa le leve del digitale che sono capaci di mettere in azione la sostenibilità come opportunità e volano, superando la visione di elemento di costo e obbligo di compliance.
“I CIO dovranno includere sempre più la sostenibilità nel loro ruolo: sono gli agenti che sviluppano processi di sostenibilità per far crescere l’azienda”, indica il presidente di Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Per questo la Fondazione ha elaborato l’Indice per la sostenibilità digitale corporate (Digital sustainability index, o Disi corporate): aiuta le organizzazioni a valutare il grado di sostenibilità del loro IT. Abbiamo anche sviluppato la prima Prassi di riferimento UNI sulla Sostenibilità Digitale, con 58indicatori di performance (KPI) che legano digitale e sostenibilità ambientale, economica e sociale in modo sistemico e sistematizzato”.
Questi KPI rappresentano fattori quali-quantitativi misurabili per dare ai CIO e alle imprese un riferimento sulla direzione da intraprendere nelle implementazioni tecnologiche in ottica di sostenibilità ad ampio raggio.
Il ruolo del CIO è ancora sostenibile?
“La fase di seconda digitalizzazione è paradossalmente molto più complessa rispetto alla prima”, evidenzia la CIO di ICS Maugeri Giardini, “visto che, progressivamente, vanno sostituiti o aggiornati gli applicativi, garantendo la continuità lavorativa, o vanno digitalizzati nuovi processi”
Giardini sottolinea, in particolare, l’importanza della business continuity per rendere la trasformazione digitale “sostenibile”: infatti, l’IT di ICS Maugeri ha attivato un sistema di disaster recovery della cartella clinica, che permette di gestire il paziente in caso di interruzione della rete.
E il ruolo del CIO è ancora sostenibile?
“Molti Chief Information Officer si sentono spaesati dal continuo cambiamento dei loro compiti e della loro figura professionale”, evidenzia Epifani.
Bollati dell’Agenzia del Demanio osserva come, nella trasformazione a tutto campo dell’ente, il suo ruolo vada ben oltre: Bollati è anche responsabile del coordinamento del piano strategico, del piano di sostenibilità e della revisione dei processi aziendali in ottica digitale.
Per un CIO si tratta di una sfida complessa, ma affascinante, in cui occorre dar prova di grande flessibilità, per poter guidare i diversi utenti e stakeholder nel percorso di trasformazione continua delle attività da cui dipende la competitività aziendale.
CIO, Digital Transformation, Green IT
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