La tecnologia di oggi è roba da fantascienza di ieri: l’intelligenza artificiale, la robotica e lo spatial computing sono diventati mainstream dopo decenni di speculazioni prima e di sviluppo poi.
Ma stanno tutti dando i risultati sperati? Per certi versi, sì; per molti altri, no.
Si tratta di una tendenza tipica, in cui le aspettative su una particolare tecnologia superano ciò che essa può effettivamente fare in un determinato momento. L’Hype Cycle [in inglese] di Gartner definisce questa fase come il “picco delle aspettative gonfiate”, che si verifica appena prima della disillusione.
I CIO sono tipicamente in prima linea in tutto questo, sia perché sono coinvolti nel momento di entusiasmo, sia perché devono gestire le aspettative quando i piani superano la realtà [in inglese].
“Siamo realisti in un certo senso, perché riconosciamo che ci sono dei limiti a tutte queste cose”, dice Daniel Uzupis, CIO e responsabile della sicurezza informatica di Union Community Care. “Dobbiamo vedere al di là di tutto il clamore per capire quale valore apporta effettivamente una tecnologia”.
Molti fattori contribuiscono a gonfiare le aspettative. Alcune tecnologie raggiungono lo stato di overhyped quando le loro capacità effettive sono inferiori a ciò che gli utenti vogliono che facciano. Altre raggiungono quel punto quando richiedono troppo tempo, sforzi e denaro per funzionare al massimo del loro potenziale.
Ma quali sono le tecnologie che rientrano, oggi, nella categoria “overhyped”? Abbiamo chiesto a 10 leader IT di esprimere il loro parere su ciò che è sopravvalutato oggi, ed ecco che cosa hanno detto.
1. L’AI generativa
L’AI generativa è, per il secondo anno, in cima alla lista delle tecnologie sopravvalutate, con un accordo quasi unanime sul fatto che le speranze nei suoi confronti superano ciò che è effettivamente in grado di fare – e di fare bene – allo stato attuale.
“Oggi c’è così tanto clamore riguardo alla GenAI]che alcuni senior leader credono che possa essere applicata su larga scala, senza comprenderla appieno e, soprattutto, senza sapere come possa essere utilizzata nelle loro aziende”, osserva Greg Barrett che, attraverso GMB Consulting, fornisce servizi CIO e CTO frazionati e ad interim, oltre a un supporto di consulenza senior.
Altri hanno una visione simile, e sostengono che le persone siano troppo veloci nell’implementarla senza determinare se produrrà dei ritorni.
“Bisogna avere un caso aziendale chiaro e capire cosa si sta cercando di risolvere, perché valga la pena di perseguirlo”, osserva Kaarthick Subramanian, CISO di Atlas Systems.
Questa rimane una sfida per molti. Come rileva la società di ricerca Gartner [in inglese], “gli investimenti nell’AI hanno raggiunto un nuovo picco con un’attenzione particolare al suo sottoinsieme generativo, che, nella maggior parte dei casi, deve ancora fornire il valore aziendale previsto”.
2. L’intelligenza artificiale generale
Non è solo la GenAI a dare l’impressione di essere sopravvalutata.
Peter J. Scavuzzo elenca l’intelligenza artificiale generale (AGI) come un’altra tecnologia che sta raccogliendo più entusiasmo di quanto dovrebbe, e si chiede se l’immaginazione su ciò che l’AGI può fare (almeno nel breve termine) non abbia superato la realtà.
IBM descrive l’AGI [in inglese] come “la versione fantascientifica dell’intelligenza artificiale, in cui quest’ultima, in dotazione alle macchine, raggiunge un livello di apprendimento, una percezione e una flessibilità cognitiva di livello umano” e riflette come, sebbene sia ancora soltanto teorica, “potrebbe essere pronta a rivoluzionare quasi tutti gli aspetti della vita e del lavoro umano”.
Scavuzzo, per il momento, frena il suo entusiasmo. “L’AGI è il punto in cui l’AI ha le capacità cognitive degli esseri umani, in cui si avvicina al modo in cui gli esseri umani operano, e penso che siamo molto lontani dalla possibilità di farlo”, ritiene il partner e Chief Information and Digital Officer della società di contabilità e consulenza Marcum LLP, nonché CEO di Marcum Technology.
3. L’AI in generale
I manager interpellati concordano sul fatto che tutti i vari tipi di intelligenza artificiale – dall’apprendimento automatico [in inglese] all’elaborazione del linguaggio naturale [in inglese] ai modelli linguistici di grandi dimensioni [in inglese] – hanno un potenziale incredibile e stanno già offrendo rendimenti rivoluzionari.
Tuttavia, notano che l’AI sta offrendo solidi ritorni solo in una frazione delle sue implementazioni, aggiungendo che molte imprese devono lavorare in maniera massiva prima di sperimentare benefici significativi (e non solo incrementali).
“Penso che l’AI in molte forme sia sopravvalutata e che ci siano molte aspettative irrealistiche”, dichiara Robert Field, CIO di Ozmosys e membro del consiglio di amministrazione di FenixPyre, un’azienda di cybersecurity. “Ci sono molte promesse e molte opportunità. Ma la realtà dell’implementazione dell’AI è molto più complessa e molto meno affascinante di quanto si dica in questo momento. Sì, dobbiamo abbracciarla, ma mi accorgo anche di dover livellare molte aspettative”.
4. Gli AI PC
Allo stesso modo, Brian Jackson, research director per le attività CIO di Info-Tech Research Group, aggiunge gli AI PC all’elenco odierno delle tecnologie sopravvalutate.
“Si tratta di un caso molto chiaro di produttori che cercano di spingere qualcosa che ritengono essere un elemento di differenziazione per cercare di convincere le persone ad acquistare nuovo hardware”, dichiara.
Hanno ragione a farlo, spiega Jackson. Molti CIO hanno allungato i loro cicli di aggiornamento dei PC, sostituendo i computer ogni quattro o cinque anni invece che ogni tre anni, come era stato fatto a lungo.
“Questa è una testimonianza del fatto che i computer ora sono davvero buoni”, ritiene Jackson.
Gli AI PC sono dotati di CPU, GPU e NPU selezionati per gestire in modo efficiente i modelli AI a livello locale; vengono indicati come più veloci e più potenti, in modo da poter offrire prestazioni migliori sia in termini di calcolo che di durata della batteria.
Jackson precisa che tali capacità saranno necessarie in futuro, ma osserva che “siamo almeno a tre anni di distanza”. Fino ad allora, pensa, i PC in uso oggi vanno bene per il modo in cui la maggior parte delle persone consuma attualmente l’AI, ossia attraverso applicazioni basate sul cloud e non localmente sui dispositivi.
“I computer esistenti hanno una potenza di elaborazione, una memoria e uno spazio di archiviazione sufficienti per poter essere utilizzati ancora per anni”, aggiunge.
5. Il tutto e il niente attorno al “next-gen”
In maniera simile, Uzupis di Union Community Care inserisce qualsiasi cosa sia etichettata come “next-gen” nell’elenco delle tecnologie sopravvalutate.
“Ma che cosa significa ‘next-gen’?”, si domanda.
Secondo lui, alcuni vendor applicano questa dicitura sui loro prodotti troppo spesso e troppo liberamente, mentre altri si affrettano a inserire queste nuove funzionalità nei loro sistemi prima che siano davvero pronte, attribuendo loro la “magica etichetta” e lasciando gli utenti alle prese con una tecnologia difettosa. “Oppure hanno attivato funzioni AI che nessuno voleva, per poi far sì che si scelga di non utilizzarle”, aggiunge.
Uzupis contrasta tutto il clamore intorno ai prodotti “next-gen” utilizzando tecniche di valutazione collaudate – guardando sotto il cofano, per così dire – per determinare se la versione nuova e migliorata offre davvero qualcosa di meglio e se il costo dell’aggiornamento è giustificato dal valore che produrrà.
“La questione si riduce davvero a: ‘Che cosa offre questo prodotto?’”, riflette Uzupis.
6. Il quantum computing
I leader IT riconoscono il potenziale del quantum computing [in inglese], che utilizza i principi della meccanica quantistica per eseguire i calcoli e, di conseguenza, è esponenzialmente più veloce e più potente dell’attuale generazione di computer.
Ma affermano che questa tecnologia è molto lontana nel futuro, attenuando l’eccitazione e il clamore odierno al riguardo.
“È ancora a livello teorico. Ci vorrà molto per renderla commerciale e ci vorrà molta più ricerca per farla funzionare”, sottolinea Andy Thurai, vice president e principal analyst di Constellation Research, aggiungendo che i costi e le risorse necessarie per sviluppare e far funzionare l’informatica quantistica non fanno che aumentare le difficoltà per renderla una realtà.
“Ci sono così tante limitazioni nella costruzione di un sistema quantistico di livello mondiale che, a mio avviso, si tratta ancora di un esperimento da considerare limitato all’ambito scientifico”, dice.
7. L’energia da fusione
In una nota correlata, alcuni degli intervistati collocano anche l’energia da fusione nucleare nella categoria dell’esagerazione, vedendola – come l’informatica quantistica – più lontana dalla realtà di quanto i suoi sostenitori la facciano sembrare.
L’interesse per questo tipo di produzione energetica non è nuovo ma ha ricevuto una spinta con l’AI, che secondo i ricercatori potrebbe aiutarli nel raggiungere l’obiettivo (che a sua volta aiuterà ad alimentare i sistemi AI affamati di energia).
La fusione ha anche ricevuto un’attenzione collettiva quando il CEO di OpenAI Sam Altman è entrato nel campo, sostenendo Helion Energy e i suoi piani per costruire la prima centrale elettrica a fusione nucleare del mondo.
Ma non trattenete il respiro, dice Scavuzzo.
“Questo aiuterà a guidare il prossimo boom tecnologico, ma non sarà qualcosa che vedremo presto”, prevede.
8. Gli avatar
L’AI sta alimentando un’altra area che Jackson, del gruppo di ricerca Info-Tech, considera sopravvalutata: la nozione di umani digitali e di avatar.
Da un lato, Jackson è consapevole che la tecnologia per creare e utilizzare gli avatar sia matura e fa un buon lavoro nel fornire esseri umani digitali che sembrano reali.
In effetti, gli questi sistemi sono in uso già oggi [in inglese], in casi d’uso legittimi e problematici, nonché in quelli intermedi, con vari gradi di accettazione da parte dell’uomo, tiene a precisare. Molte persone tollerano un chatbot del servizio clienti ma sono meno tolleranti nei confronti dei corrispettivi digitali utilizzati nell’intrattenimento, “a meno che non ci sia una chiara ragione artistica”. E la maggior parte concorda sul fatto che i deepfake rappresentano una grande area di preoccupazione [in inglese].
“Tuttavia, il modo in cui le aziende pensano a queste capacità e al loro utilizzo [per le interazioni con gli esseri umani reali] è un po’ inverosimile”, aggiunge Jackson. “Le persone credono di poter creare gemelli digitali di se stessi e di poterli inviare a una riunione quando non possono essere presenti”.
E poi aggiunge: “Non sto dicendo che non ci sia un valore enorme in tutto ciò. Ma credo che stiamo andando troppo lontano e troppo in fretta”.
9. Il metaverso e lo spatial computing
Sebbene il clamore su questa tipologia di tecnologie sia diminuito negli ultimi anni, alcuni sostengono che le aspettative sullo spatial computing (che si tratti di realtà aumentata, realtà virtuale, realtà estesa o metaverso) superano ancora il suo valore, rendendola una valida voce nell’elenco delle tecnologie sopravvalutate del 2024.
“Il metaverso e l’AR/VR sono tecnologie paragonabili, in un certo senso, alla blockchain, dove all’inizio c’è stato molto clamore, che si è, poi, rapidamente affievolito ed è stato soppiantato dall’AI”, racconta Thomas Phelps IV, CIO di Laserfiche e membro del comitato consultivo del SIM Research Institute. “Nel 2022, il metaverso è stato al centro della scena in una delle più grandi conferenze tecnologiche ospitate da un’importante società di ricerche. L’anno scorso, Apple ha fatto un grande colpo con Vision Pro. Ma dopo l’esaurimento del fattore di attrazione iniziale, è risultato difficile giustificare investimenti significativi nei suoi confronti, poiché la maggior parte delle aziende non ha ancora realizzato i benefici sostenibili. Non è facile uscire dalle applicazioni di nicchia per rivolgersi a un mercato più ampio”.
Il manager osserva che “alcuni dispositivi sono ancora goffi e scomodi da utilizzare per lunghi periodi”, il che rallenta ulteriormente l’adozione.
Molti considerano il metaverso/spatial computing eccessivamente sopravvalutato, affermando che, sebbene abbia alcuni casi d’uso validi, il costo delle attrezzature (soprattutto per i consumatori) e i contenuti limitati ne hanno impedito il vero decollo.
Tej Patel, CIO e vice president per l’IT dello Stevens Institute of Technology, per esempio, rileva come molti appassionati abbiano parlato del potenziale dello spatial computing nel campo dell’istruzione, ma hanno scoperto che i benefici “non giustificano i costi e gli sforzi necessari”. Lo Stevens dispone di un laboratorio XR, ma Patel riferisce che gli educatori e gli amministratori sono strategici nel suo utilizzo, identificando le esperienze di apprendimento che offrono un valore superiore alle risorse necessarie per gestire i laboratori.
10. I robot umanoidi
Questa è un’altra tecnologia legata all’AI che, secondo alcuni, sta generando più scalpore che sostanza.
Non fraintendetemi, i robot umanoidi sono all’orizzonte e sono già utilizzati per svolgere alcune attività, dice Jackson. Ma sono bravi a svolgere compiti, non interi lavori. L’idea che “questi robot umanoidi sostituiranno la versatilità degli umani” rimane un’aspirazione, non una realtà.
“Siamo all’inizio; nessuno si affida a questi robot per svolgere un vero lavoro autonomo”, evidenzia Jackson.
Rama Donepudi, vice president e CIO per la global nutrition di Reckitt, ha una visione simile, sostenendo che l’interesse per i robot umanoidi si sta avvicinando alla fase di hype. Come Jackson, Donepudi ritiene che la tecnologia sia molto lontana dall’essere autonoma.
“Pensiamo che sarà come nei film, ma non siamo ancora a quel punto. Non abbiamo ancora tosaerba completamente automatizzati e gli aspirapolvere robotici si incastrano ancora sotto il divano”, ricorda.
E si aspetta che quando i primi esemplari saranno distribuiti, le loro capacità non saranno all’altezza delle aspettative.
Tuttavia, nonostante tutto questo, Donepudi rimane interessato ed entusiasta del potenziale, e si impegna a essere un early adopter: “Io e mia moglie abbiamo deciso di acquistare il primo che uscirà”.
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